Ferrari 296 GTB

Ferrari 296 GTB

Ibrida a chi? La Ferrari 296 GTB non parla ma si fa capire benissimo e il messaggio che trasmette al volante è chiaro: sgombrare il campo da qualsiasi accezione men che lusinghiera collegata al termine “ibrido”. In questo caso plug-in  ovvero ricaricabile anche con la spina. Certo la definizione ufficiale di “prima Ferrari ibrida a trazione posteriore” (per distinguerla dalla SF90 Stradale che ha la trazione elettrica anteriore) è impeccabile nella forma e nella sostanza tecnica, ma dice molto poco della sostanza di un modello che rappresenta in tutti i sensi un formidabile salto tecnologico per il Cavallino.

La 296 GTB (una specie di acronimo che sta per 2900 cc, 6 cilindri e Gran Turismo Berlinetta) è a prima vista una Ferrari compatta (4 metri e 56 di lunghezza) dall’aspetto grintoso ed elegante che mescola ispirazioni storiche, a partire dalla straordinaria 250 LM da competizione del 1964, con sofisticate soluzioni stilistiche e aerodinamiche del giorno d’oggi. E’ soprattutto un mostro di potenza (830 Cv complessivi a disposizione) e di agilità grazie al passo corto (2600 mm, 50 meno della F8 Tributo) e al peso inferiore ai 1500 kg. Rimanendo sui numeri vanno citati anche gli oltre 330 km/h di velocità massima, i 2,9 secondi sullo 0-100 km/h (sono 7,6 da 0 a 200 km/h) e lo spazio d’arresto di 107 metri per frenare da 200 km/h a zero.

Il contributo dell’elettrificazione nel raggiungimento di tali risultati e nella esaltazione del carattere grintoso è il frutto di un lavoro dei tecnici di Maranello durato oltre 4 anni, dal concetto iniziale alla messa in produzione, proprio con l’intenzione di creare un sistema ibrido che mettesse assieme il meglio del mondo “termico” e di quello “elettrico” rispettando al massimo la cultura e lo spirito della Ferrari.

 Da questa necessità è nato un nuovo motore a 6 cilindri con bancate a 120 gradi, uno schema che in Ferrari vanta un passato glorioso nelle competizioni e che per la prima volta si applica a un modello stradale, ma in forma attuale e molto progredita. Per i tecnici questa soluzione ha permesso di ottenere un propulsore più piccolo, basso e leggero (circa 30 chili in meno) rispetto al classico V8, da abbinare al sistema elettrico, ma ha posto contemporaneamente il problema di rispettare le attese in fatto di “rumore” dei ferraristi più accaniti.

Per questo al nuovo 6 cilindri, già armonioso di suo, è stato dedicato uno studio specifico in modo da trasmettere all’abitacolo le note giuste per non far rimpiangere i V8 o i V12. Nulla di artificiale, per carità, ma un “condotto” che seleziona le note migliori di aspirazione e scarico per apprezzare fino in fondo la musica degli 8500 giri che il cuore termico può raggiungere.
Passando al “non termico”, al tradizionale manettino che controlla le tarature motore e la dinamica di marcia si combina un altro selettore con quattro modalità di “elettrificazione”, attraverso le quali si controlla la funzionalità del sistema per ricavare la massima prestazione, la massima efficienza o scegliere la marcia a emissioni zero.

In quest’ultima configurazione il motore elettrico sostituisce quello termico trasformando la 296 GTB in una Ferrari elettrica a trazione posteriore con un carattere sorprendente: i 167 Cv e la coppia di 315 Nm generati con la batteria concedono infatti di percorrere fino a 25 km a motore spento (circa 15-20 guidando “allegri”) ma soprattutto di sprintare da 0 a 100 km/h in meno di 8 secondi, che è comunque un bell’andare, e permettono di scoprire nel traffico lo stupore di chi si vede superato da una Ferrari “silenziosamente”.

Piaceri ibridi a parte, quello che colpisce della 296 GTB è la precisa sensazione di trovarsi di fronte a un nuovo modo di intendere una supersportiva di nobilissime tradizioni; il passo decisivo nel percorso di transizione che, inevitabilmente e inesorabilmente, tocca anche i vertici del prestigio motoristico.